Il Covid torna a fare paura, i mercati chiudono una settimana nera

Il Covid torna a fare paura, i mercati chiudono una settimana nera

25. 09. 2020 Off Di admin

AGI – Lo spettro del coronavirus torna a spaventare i mercati, che archiviano una settimana caotica e in rosso. La dichiarata allerta per la diffusione dei contagi ha preoccupato gli investitori europei, con Regno Unito, Francia e Spagna alle prese con restrizioni e nuovi record di casi. Ma i contagi aumentano di giorno in giorno in tutto il Vecchio continente, dove il numero di casi ha superato quota cinque milioni. La commissaria Ue alla salute, Stella Kyriakides, ha sottolineato che il momento “è decisivo”, e ha invitato gli Stati a prepararsi “a mettere in atto misure di controllo al primo segno di potenziali focolai” perché “potrebbe essere l’ultima speranza di prevenire il ritorno della situazione di aprile”, quando gran parte del continente era in lockdown. Nella settimana tutti i listini europei hanno perso, ma le piazze di Parigi e Francoforte sono state le più penalizzate con un calo superiore al 5%. 

Oggi a Parigi il Cac40 ha ceduto lo 0,69% a 4.729,66 punti e chiuso la peggiore seduta settimanale degli ultimi tre mesi. A Francoforte il Dax ha perso l’1,71% a 12.459,70 punti e a Milano l’indice Ftse Mib ha lasciato sul terreno l’1,1% a 18.698 punti. In controtendenza la Borsa di Londra, che ha terminato la sessione in leggero rialzo (+0,34% a 5.842,67 punti) approfittando dell’impennata delle azioni legate al settore delle scommesse per un’offerta su William Hill.  

Settimana nera anche per Wall Street, dove tutti e tre i principali indici azionari Usa stanno vivendo la loro quarta settimana consecutiva di ribassi. parliamo della più lunga serie di perdite settimanali da agosto 2019. Anche la volatilità (il temuto ‘indice della paura’ Vix) è aumentata, mentre gli investitori cercano di fare chiarezza sul nuovo pacchetto di stimoli da 2.200 miliardi di dollari annunciato dai democratici alla Camera dei Rappresentanti in vista delle elezioni presidenziali d’inizio novembre. Oggi gli indici della Borsa di New York, dopo un’apertura debole e in ordine sparso, hanno rialzato la testa e tentato il rimbalzo, trainati dai titoli tecnologici. Le azioni di alcune delle maggiori big-tech come Facebook, Alphabet (la casa madre di Google), Amazon, Apple e Netflix, che sono percepite come attività relativamente sicure in un momento di incertezza economica, sono salite nel pomeriggio italiano tra lo 0,4% e l’1,9%. A circa tre ore dalla chiusura, il Dow Jones Industrial Average è in rialzo di 97 punti (+0,36%) a 26.912,44, lo S&P 500 di 19,02 punti (lo 0,59%) a 3.265,61 e il Nasdaq di 116,18 punti (1,09%) a 10.788,44. 

Anche il petrolio si avvicina alla terza settimana consecutiva in calo. A frenare i prezzi è sempre l’ombra del coronavirus, con le crescenti preoccupazioni per il rallentamento della ripresa della domanda di carburante. Sui prezzi presa anche il ritorno dell’export libico. I future sul Light crude Wti oscillano sul filo dei 40 dollari al barile e quelli sul Brent sul filo dei 42.

Sul fronte valutario l‘euro è sceso ulteriormente sul dollaro e oggi ha toccato un nuovo minimo dalla fine di luglio. La moneta unica è passata di mano a 1,1619 dollari e 122,71 yen. “L’aumento del numero di casi di Covid-19 in Europa e le difficili discussioni sulla Brexit continuano”, hanno osservato gli analisti di Ubs. “La caduta del dollaro a giugno e luglio è stata motivata dal presupposto che la situazione fosse peggiore negli Stati Uniti e che gli effetti a lungo termine sul Pil sarebbero stati più pronunciati” che in Europa, ha ricordato Ulrich Leuchtmann, analista di Commerzbank. Gli investitori hanno tenuto d’occhio anche gli Stati Uniti, dove l’ottimismo sul nuovo pacchetto di stimoli sta aumentando, sebbene la sua adozione prima delle presidenziali resti molto incerta.

Giù anche l’oro, che nel corso della settimana è sceso di circa il 4,4%, la sua peggiore performance da marzo: lunedì e mercoledì, ad esempio, il metallo prezioso ha registrato un calo del 2% in ciascuna delle sessioni. In caduta anche i prezzi di platino e palladio, rispettivamente di circa il -10% e il -6% rispetto a venerdì scorso. Gli analisti sostengono che non ci sia una ragione precisa per questo nuovo trend, più simile a una “piccola anomalia”. Certo è che però il rafforzamento del biglietto verde mette pressione alle materie prime, in quanto essendo le quotazioni in dollari, i metalli diventano più costosi per gli investitori. Oggi un’oncia d’oro è passata di mano a 1.862,36 dollari rispetto ai 1.950,86 dollari di venerdì scorso.

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