Il duello fra Conte e Renzi porta alla resa dei conti nel governo

Il duello fra Conte e Renzi porta alla resa dei conti nel governo

31. 12. 2020 Off Di admin

Meglio l’opposizione che questo Recovery Plan, dice Matteo Renzi. Italia Viva, dunque, è pronta allo show down che potrebbe far scivolare la verifica di governo in una crisi politica conclamata. Archiviata la legge di Bilancio, e messi in sicurezza i conti pubblici, subito dopo l’Epifania – se non prima – potrebbe arrivare il momento della verità per Giuseppe Conte.

Il Recovery Plan è ancora tutto da scrivere vista la stroncatura, apparentemente senza appello, di Italia Viva. “C’è un abisso”, dicono fonti di Italia Viva, sebbene la controparte di  governo parlasse di un incontro costruttivo e in cui si erano ravvisati molti punti in comune. Nella maggioranza sono ancora in corso tentativi per evitare una crisi le cui uniche incognite, al momento, appaiono essere solo i temi e le soluzioni: Al momento solo i tempi e le possibili soluzioni: rimpasto, Conte Ter, governissimo o elezioni anticipate.

Tuttavia non demorde il lavorìo dei ‘pompieri’, e Dario Franceschini è uno dei più attivi. Il ministro per i Beni e le Attività Culturali è impegnato da giorni per evitare strappi letali. Franceschini, stando a quanto viene riferito da fonti parlamentari, sta cercando in particolare di portare la discussione nel merito dei temi posti dall’una e dall’altra parte, “senza pregiudizi ideologici nella consapevolezza che ci si trova in una fase determinante per il Paese, che richiede unità delle forze di maggioranza”. 

Conte ha detto chiaramente che se dovesse venire meno la fiducia di un partito al suo governo, andrebbe in Parlamento a chiedere la fiducia. Si scoprirà solo allora se il premier ha dalla sua un gruppo trasversale di responsabili in grado di sopperire alla mancanza dei voti di Italia Viva.

O se si formerà una nuova maggioranza attorno ai punti che Matteo Renzi ha posto come “irrinunciabili” nel piano presentato a Gualtieri, dall’attivazione del Mes al piano per le infrastrutture e l’alta velocità, passando – anche – per il Ponte sullo Stretto di Messina e la delega ai servizi con il no alla struttura sulla Cyber Security.

Di sicuro, i renziani non si presterebbero a un appoggio esterno al governo, dice chiaramente Matteo Renzi rifiutando di prestarsi a quello che considera un ‘mezzuccio’ da Prima Repubblica. Il premier Conte puntava a licenziare il Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza in Consiglio dei Ministri il 30 dicembre, ma l’appuntamento è saltato per il ritardo nella presentazione delle osservazioni di Italia Viva – che, fanno sapere fonti di governo, sono arrivate solo ieri in occasione dell’incontro al Mef – e delle tensioni interne alla maggioranza.

Sul piano, i renziani sembrano citare Gino Bartali, conterraneo del loro leader, quando diceva “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”. Le 27 pagine e 62 punti del documento renziano rappresentano una stroncatura  del Piano di Giuseppe Conte. Al termine dell’incontro della delegazione renziana con il ministro Gualtieri, fonti Iv fanno sapere che “sui contenuti non ci siamo, ci separa un abisso. Abbiamo mandato 30 pagine, loro una bozza di piano modificata dopo la conferenza stampa di Renzi e arrivata ieri notte”.

Una ricostruzione che cozza, tuttavia, con quella di fonti di governo: “Un colloquio costruttivo, una lunga disamina dai toni tranquilli” durante la quale si sono potuti rintracciare “punti di convergenza. Ovviamente ci sono temi su cui permangono delle distanze fra le forze politiche e questi sono demandati al tavolo politico in cui saranno sciolti”, viene sottolineato ancora. “Il clima però è stato costruttivo.

L’unico momento in cui la discussione si è accesa è stato quando il ministro Gualtieri ha ribadito che l’Italia non si può permettere di puntare tutti i prestiti europei su progetti aggiuntivi perché questo farebbe schizzare il debito e rischierebbe di far saltare il percorso di rientro approvato in Parlamento”. Che il documento non fosse piaciuto ai renziani era noto dalla conferenza stampa con cui il leader aveva lanciato le sue proposte, riassunte nel documento che porta il titolo “Ciao”, acronimo che sta per “Cultura, Infrastrutture, Ambiente e Opportunità”, ma che suona tanto come un commiato a Giuseppe Conte.

Nei 62 punti, i renziani si soffermano sui contenuti del piano, ma anche sulla forma. Non mancano passaggi in cui vengono segnalate “ripetizioni”, come quello sulla giustizia, ed altri in cui viene accusato Conte di essersi limitato ad un lavoro di “collage” di diversi desiderata, mancando di dare “una unica mano al documento”. 

Difficile, date queste premesse, immaginare un accordo in tempi brevi. Il presidente del Consiglio ha fatto capire questa di puntare ad approvare il Piano nella prima settimana di gennaio.

Un timing che, alla luce delle esternazioni renziane, sembra quanto mai ambizioso. Un avvertimento a Renzi arriva però da Carlo Calenda: “Caro Matteo, cosa ti aspettavi da un governo con i Cinquestelle e Premier di quello giallo verde? Hai votato Ilva, Quota 100, prescrizione, piani Arcuri, navigator e Reddito di Cittadinanza, taglio dei parlamentari senza riforme e sussidi a pioggia. Poi perché il Conte Ter sarebbe una soluzione? Ti stai incasinando”. 

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