La guerra tecnologica tra Usa e Cina si sposta sui videogame

La guerra tecnologica tra Usa e Cina si sposta sui videogame

23. 09. 2020 Off Di admin
La guerra Usa-Cina si sta sempre più concentrando sul settore dei giochi online. Lo rivela il Financial Times, secondo il quale la battaglia dell’amministrazione Trump contro WeChat e per costringere TikTok, la app di condivisione video di proprietà della cinese ByteDance, a cedere il controllo proprietario a aziende statunitensi, rappresenta solo il primo passo verso questa stretta nei confronti dell’industria dei giochi online. Il motivo? L’amministrazione Trump è preoccupata che queste aziende, le quali contano centinaia di milioni di utenti, perlopiù giovani, possano rappresentare una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti.
 
Come? Il governo cinese esercita un grande controllo sulle imprese in Cina e può costringere queste aziende a consegnare i dati in loro possesso. Pertanto, gli addetti Usa alla sicurezza temono che l’app TikTok possa inviare dati sugli utenti statunitensi in Cina, agendo come un ‘cavallo di Troia’ per conto di Pechino. Lo stesso discorso vale per WeChat, un’app di messaggistica istantanea che ti permette di chattare gratuitamente con gli amici sfruttando un qualsiasi dispositivo basato su sistema operativo Apple, Android, Windows Phone, Symbian, BlackBerry o Java. WeChat è la gallina dalle uova d’oro del colosso cinese Tencent (650 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato), il quale succhia circa un terzo dei suoi ricavi da WeChat. 

La balcanizzazione di internet

La guerra di Donald Trump a Huawei e ora a TikTok e WeChat, per il Financial Times, mette a nudo un problema di fondo che riguarda l’insieme del mondo digitale: la crescente ‘balcanizzazione di Internet’. Gli analisti usano il termine ‘balcanizzazione’, per riassumere la frammentazione della Rete. L’idea della cyber balcanizzazione è qualcosa in contrasto con un Internet idealizzato, aperto, libero e accessibile a tutti, che poi è l’idea stessa che è all’origine dalla nascita della Rete. Anche la censura governativa di Pechino su Internet, la pirateria degli hacker, lo spionaggio industriale sono tutti esempi di ‘balcanizzazione’ del digitale. Tuttavia, picconando TikTok e WeChat, l’amministrazione Trump fa di più, ha aggiunto mattoni al nuovo Muro di Berlino della nuova Guerra Fredda virtuale. E rivela, come spiega il Financial Times, un’intenzione recondita: “Il governo degli Stati Uniti è pronto a rimodellare l’architettura del mondo digitale nel modo forse più significativo dagli albori di Internet, configurandolo come un progetto di ricerca americano”.  

Ft: “pericolosa” l’idea che Cina minacci la sicurezza Usa

Secondo il Ft, l’idea coltivata dall’amministrazione Trump che le società di proprietà di holding cinesi, essendo presenti sulla maggior parte dei dispositivi della maggiori aziende tecnologiche americane, costituiscano una potenziale piattaforma di attacco e quindi “che qualsiasi cosa vada a vantaggio dell’industria tecnologica cinese sia contro gli interessi degli Stati Uniti è una dicotomia pericolosa e falsa“. “Nell’attuale clima politico – spiega il Ft – è allettante che le autorità di regolamentazione degli Stati Uniti cerchino divieti che colpiscano i campioni tecnologici cinesi. Ma questa è una ricerca miope degli interessi statunitensi. Esistono “zone reciproche” naturali negli ecosistemi tecnologici, dove è impossibile per una parte danneggiare un’altra senza subire danni”. 
 
L’esempio canonico è la produzione di iPhone. Il partito comunista cinese potrebbe paralizzare Apple chiudendo le sue fabbriche, ma questo passo drastico distruggerebbe così tanti posti di lavoro locali che probabilmente è insostenibile”. Ne deriva che “nel mondo tecnologico, le zone reciproche ideali dovrebbero essere definite come aventi un alto valore economico combinato con una bassa minaccia politica strategica”. 
“Il principio guida nella risoluzione di questi dibattiti – dice ancora il giornale britannico – dovrebbe essere la ricerca di soluzioni che consentano a entrambe le parti di preservare i legami costruiti su zone reciproche”. “In un mondo in cui la fiducia è difficile da ottenere – conclude il Ft – abbiamo bisogno di legami che si rafforzano quando ogni attore persegue i propri incentivi. Tali legami daranno forma al modo in cui l’umanità guarda le più grandi sfide del 21esimo secolo. Sono legami per cui vale la pena combattere”.

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