La sporca guerra per l’oro in Sudan

La sporca guerra per l’oro in Sudan

14. 05. 2023 Off Di admin

AGI – L’aumento dell’estrazione dell’oro in Sudan, il cui sfruttamento nell’ultimo decennio l’ha posizionato al terzo posto tra i produttori in Africa, “è diventato un fenomeno di crescita della povertà in un paese che si colloca al 172° posto tra i paesi sviluppati delle Nazioni Unite, su un totale di 191”, scrive il Paìs.

E nel mentre le autorità sudanesi annunciavano a gennaio che entro il 2022 era stata raggiunta una produzione record del prezioso minerale, gli indicatori economici della Banca Mondiale offrivano invece un segno ben diverso per questo Stato africano: “La percentuale della popolazione al di sotto della soglia di povertà è aumentata costantemente dal 15,3% del 2014 al 32,9% del 2022”. Insomma, in questo momento “circa 15 milioni di persone vivono con meno di 2,15 dollari”, in pratica 1,96 euro al giorno.

Sebbene tutto questo da solo non spieghi l’impoverimento del Sudan, la lotta per lo sfruttamento dell’oro sta inasprendo il conflitto tra l’esercito sudanese e la principale organizzazione paramilitare, le Rapid Support Forces, per cui l’oro è diventato una delle principali fonti di finanziamento. “Almeno 604 persone sono morte e altre 5.127 sono rimaste ferite da quando un nuovo scontro si è riacceso il 15 aprile”, afferma l’Organizzazione mondiale della sanità.

Nuovo record di estrazione

Tuttavia, a dire il vero, nessuno sa con precisione quanto oro si estragga in Sudan, un settore che ha cominciato a prendere particolare forza dall’indipendenza del Sud Sudan nel 2011 per poi compensare i due terzi dei pozzi petroliferi che Khartoum ha perso con l’indipendenza del sud del suo territorio. Sebbene le cifre disponibili siano confuse, offrono però una dimensione del potenziale economico del minerale. A gennaio, il direttore dell’Amministrazione generale per la supervisione e il controllo delle imprese di produzione, Alaeldin Ali, ha assicurato che il Paese “ha raggiunto un nuovo record di estrazione, avendo superato di una tonnellata e 611 chilogrammi la sua migliore produzione nel 2017 con 107 tonnellate”. 

In altre parole, l’estrazione dell’anno scorso sarebbe stata di circa 109 tonnellate, secondo i calcoli ufficiali. La Sudanese Resources Company ha annunciato ad aprile che la vendita all’estero del minerale – circa 41,8 tonnellate – aveva procurato nel 2022 un introito di circa 2.000 milioni di dollari, pari a 1.800 milioni di euro. L’importo, secondo l’istituzione governativa, rappresenta il 47% delle esportazioni totali del Paese.

Tuttavia, “nessuna di queste cifre include il traffico d’oro”, puntualizza il quotidiano spagnolo, che afferma come la Banca centrale del Sudan abbia “riconosciuto che il contrabbando del minerale è il problema più grave nel paese”. Infatti, lo Stato non ha la capacità di resocontare le quantità d’oro ricavate dall’estrazione artigianale, che secondo l’analista della banca “rappresenta l’85% dell’estrazione totale dell’oro nel paese” in quanto “l’attività è informale e non registrata dalle statistiche ufficiali”, aggiunge.

Ma una cosa è certa: l’estrazione dell’oro, ufficiale o meno che sia, finanzia la guerra e la faida in corso tra le Forze di supporto rapido, guidate da Mohamed Hamdan Dagalo, Hemedti, uno dei responsabili del saccheggio dell’oro, e l’altra fazione in campo, quella dell’Esercito nazionale, guidata dal generale Abdelfatá al Burhan.

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