Le aziende europee cercano giovani tecnici, ma in Italia non si fanno trovare 

Le aziende europee cercano giovani tecnici, ma in Italia non si fanno trovare 

08. 11. 2022 Off Di admin

AGI – Le aziende europee sono alla disperata ricertca di laureati in materie scinetifiche, ma sempre più giovani italiani scelgono di non cercare più lavoro e di non studiare. È il paradosso che emerge incrociando i dati di uno studio Deloitte e di una ricerca di Cgil.

Sempre più aziende cercano persone con profili Stem, cioè laureate in scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, e non riescono a trovarle in Italia, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, Grecia e Malta

Se da un lato la percentuale media dei laureati Stem nei Paesi esaminati è oggi pari al 26%, passando dal 36,8% della Germania al 24,5% dell’Italia fino al 17,1% di Malta, dall’altro le aziende sono sempre più alla ricerca di profili Stem e faticano a trovarli.

“In Italia, il 44% delle organizzazioni intervistate ha dichiarato di avere già avuto difficoltà a trovare profili professionali con background Stem. Un dato in linea con quanto emerso da un precedente report della Commissione europea secondo cui, in media, il 55% delle agenzie di recruiting ha riportato difficoltà a occupare posizioni vacanti nel settore Ict”, spiega Deloitte.

“Dal nostro Osservatorio, si osserva un consistente disallineamento tra domanda e offerta di competenze professionali: sempre più aziende cercano profili professionali tecnico-scientifici e sempre più spesso non riescono a trovarli. Un problema che non riguarda solo l’Italia, ma anche molti altri Paesi dell’Ue, minando prospettive di occupazione, crescita e competitività dell’Unione europea nel suo complesso”, ha dichiarato il presidente di Fondazione Deloitte, Guido Borsani.

“Ma non solo: le competenze tecnico-scientifiche saranno cruciali per affrontare il cambiamento climatico e la transizione ecologica. Dare alle giovani generazioni competenze tecnico-scientifiche, dunque, significa anche attrezzarle ad affrontare le grandi sfide dei prossimi anni“, ha aggiunto. Lo studio evidenzia anche che, nonostante sia in generale bassa la presenza femminile tra i laureati Stem, Paesi come Italia e Grecia riportano percentuali più alte rispetto agli altri.

“Se è vero che ormai in tutti i Paesi analizzati le donne rappresentano dal 50% al 60% del totale dei laureati, la presenza femminile cala drasticamente quando si considerano solo i laureati Stem”, si legge nei documenti della ricerca. 

D’altro canto l’Italia è il Paese europeo con il più alto numero di Neet, giovani dai 15 ai 34 anni che non lavorano, nè studiano: nel 2020 sono più di 3 milioni, con una prevalenza femminile di 1,7 milioni. L’incidenza dei Neet raddoppia nel Sud rispetto al Nord, è maggiore tra le donne, nelle due fasce d’età più adulta, 25-29 anni (30,7%) e 30-34 anni (30,4%), più si cresce con l’età, più aumenta la loro quota.

Un quadro preoccupante caratterizzato da disuguaglianze territoriali, di genere e di cittadinanza. Nel Sud Italia c’è la più alta presenza di giovani che non studiano, non lavorano e non si formano: sono il 39% rispetto al 23% del Centro Italia, al 20% del Nord-Ovest e al 18% del Nord-Est.

Tutte le regioni italiane superano l’incidenza media dei Neet sulla popolazione giovanile in Europa nel 2020 che resta al 15%. Ai primi posti ci sono tutte le regioni del Sud, con quote molto alte per Sicilia (40,1%), Calabria (39,9%) e Campania (38,1%).

Per il Centro Italia, il Lazio ha la più alta incidenza con circa il 25,1%. La prima regione del Nord per incidenza dei Neet è la Liguria (21,1%), a seguire il Piemonte (20,5%) e la Valle d’Aosta (19,6%). I Neet sono per il 56% donne e la prevalenza femminile resta invariata negli anni, a dimostrare che per una donna è molto più difficile uscire da questa condizione.

Le disuguaglianze di genere si riproducono anche osservando i ruoli in famiglia dei Neet: il 26% sono genitori e vivono fuori dal nucleo familiare di origine; tra questi c’è un’ampia differenza tra donne e uomini che vede un 23% di madri Neet rispetto ad un 3% di padri Neet.

La più alta percentuale di giovani Neet donne pari al 27% sul totale della popolazione Neet si concentra tra le persone inattive che non cercano e non sono disponibili; il 20% delle Neet sul totale della popolazione dei Neet italiani sono madri inattive.

La motivazione all’inattività è spesso legata alla disparità di genere nei carichi di cura che impediscono o suggeriscono alle donne di rimanere fuori o uscire dal mercato del lavoro. I Neet italiani sono per la maggior parte inattivi, persone che, scoraggiate, hanno smesso di cercare lavoro: il 66% del totale, quindi 2 su 3, e tra questi circa il 20% non cerca ma è disponibile.

C’è una tendenza ad essere inattivi soprattutto tra i diplomati (32%) o con un titolo di studio minore (16%). Rispetto ai disoccupati (coloro che cercano regolarmente un lavoro) il dato preoccupante è relativo al tempo: il 36,3% dei disoccupati è in cerca di un lavoro da più di un anno. Quasi 1 su 2 ha avuto precedenti esperienze lavorative e tra questi il 54,3% è donna. Un’ulteriore disuguaglianza attraversa il tema della cittadinanza e delle migrazioni.

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