Si è aperta la nuova edizione (tutta digitale) della Maker Faire Rome

Si è aperta la nuova edizione (tutta digitale) della Maker Faire Rome

10. 12. 2020 Off Di admin

AGI – L’universo maker si sposta sul web ma non rinuncia alla sua voglia di condividere e innovare, inventare e fare networking. La pandemia di Covid-19 non ha fermato la Maker Faire che, nel 2020, abbandona il luogo fisico della Fiera di Roma per costruire tavole rotonde e stand digitali e per diffondere su piattaforme online sfide e discussioni sul mondo che verrà. I numeri parlano da soli: 4 giorni, 300 stand, 250 conferenze. Un fiume di parole e di suggestioni, prototipi e genialità.

L’Opening conference, quest’anno, si è spostata alla sera ma anche al crepuscolo è stata foriera di storie e prodotti, ma soprattutto concrete soluzioni per prevedere, e provare a cambiare, il futuro dell’umanità. “Il punto sulle idee per ricostruire il mondo”, come racconta il messaggio che la fiera prova a spargere ovunque, senza confini di spazio e limiti di tempo.

Gli interventi istituzionali

“L’innovazione costituisce un fattore decisivo per il progresso nonché il principale volano della crescita economica e del benessere della collettività. Occorre dunque incentivare manifestazioni che diano impulso verso nuove frontiere tecnologiche in grado di dare efficienza a ogni settore dell’economia”. Queste parole, lette durante l’apertura, sono del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e si concentrano su temi fondamentali in questi tempi chiaroscuri: crescita e benessere. Obiettivi a cui guardare, a cui ambire, da coltivare.

Sulle startup e sulle potenzialità si è invece concentrato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, intervenuto con un videomessaggio. “La creatività è la caratteristica riconosciuta al Made in Italy, mentre lo è meno la nostra capacità di portare innovazione tecnologica, per questo dobbiamo promuoverla”.  Per questo “l’attenzione della Farnesina sarà focalizzata sul rafforzamento delle startup in ambito internazionale”.

Di Maio ha poi ricordato che “nel primo semestre il numero delle startup è cresciuto del 10,3%“. In questo senso “la Maker Faire è un appuntamento chiave per gli attori del sistema economico che si occupano di innovazione tecnologica,  in sintonia con la nostra visione di un Made in Italy di qualità che guarda al futuro”.

“La scommessa che abbiamo un po’ davanti è mettere insieme la ricerca ortodossa e quella non ortodossa”. Così invece il ministro dell’università e della ricerca, Gaetano Manfredi. “Maker Faire e il mondo dei makers – aggiunge – rappresentano una nuova frontiera della ricerca. Fino a qualche anno fa la ricerca era molto ortodossa, fatta di laboratori con percorsi standardizzati. Il cambiamento si è fatto più veloce, con il Covid che è diventato in questo senso acceleratore, ed è diventato chiaro che oggi i processi di ricerca non sono più lineari ma più caotici, in senso positivo, e fanno sì che la ricerca non ortodossa diventi un fattore importante”. Il ministro ha poi sottolineato come “quando cambiano gli schemi non puoi seguire le vecchie logiche ma mettere insieme talento, creatività e competenze. Un mix che spesso lo trovi fuori dai luoghi organizzati. Questo dà molta centralità a mondo dei makers“. 

“Quello che emerso” da questa pandemia “è che le competenze e la ricerca sono ritornate al centro dell’attenzione dei cittadini”. Per Manfredi “è un fatto importante perché senza consenso sociale non c’è neanche ricerca e questa è una grande responsabilità dei ricercatori che devono essere in grado di mobilitare anche l’immaginario delle persone. La ricerca è fatta dai ricercatori però è fatta nella società e per la società. Ci vuole più lavoro di divulgazione positiva della conoscenza in modo che la società possa metabolizzare i grandi cambiamenti che stiamo vivendo”.

“Il tema della trasformazione digitale della nostra società e della nostra pubblica amministrazione è davvero un banco di prova duro, la sfida che abbiamo davanti. Fino ad adesso non ci siamo ben riusciti”, ha concluso.

Le storie, i numeri

“Ci saranno 70 laboratori e 10 dirette streaming che raccontano l’eccellenza italiana nel mondo della robotica”. A presentare il tema è Bruno Siciliano, professore di Robotica all’Università Federico II di Napoli. “Quest’anno abbiamo ridefinito il concetto di ambiente ostile. Ce lo ha insegnato la pandemia. Ma abbiamo visto i robot in corsia e la robotica ha anche aiutato a implementare il concetto di smartworking”. Siciliano ha poi spiegato come i robot siano importanti per la “riconversione del lavoro” e come essi possano diventare, e debbano diventare, “assistenti dell’uomo, affrontando le questioni etiche” ma guardando “con positività alle innovazioni tecnologiche”.

La mascherina speciale di Cristian Fracassi

Una delle testimonianze più forti è stata quella Cristian Fracassi, founder di Isinnova, l’ingegnere che ha trasformato una maschera da sub in un respiratore anti covid.  “Dopo una lezione di due ore abbiamo provato a convertire il boccaio, realizzando quella abbiamo chiamato valvola Charlotte”. Un nome non casuale ma che Cristian rivela aver scelto in onore della moglie, Carlotta, “un regalo per lei visto che in quel periodo tornavo poco a casa. Gli affetti sono importantissimi, non avrei fatto nulla senza i ragazzi con cui ho lavorato. C’era il rischio di ammalarsi, abbiamo visitato ospedali e reparti Covid, non è stato facile”.

Successivamente Cristian ha raccontato di aver deciso di divulgare il suo progetto al mondo in modo che fosse adottato ovunque. “Oggi ci sono 150mila maschere di questo tipo in tutto il mondo, 15mila in Italia e il 90% all’estero“. La chiusura è dedicata quanto questa esperienza abbai contribuito a trasformarlo: “Sì, sono cambiato. Sono entrato a contatto con la morte. Ho visto tante persone morire ma ho visto anche tanto attaccamento alla vita”. E in fondo, tutto ciò, ha fatto capire che la stampa 3D “può salvare tante vite e non è solo una cosa che serve per stampare giocattoli”. 

“Un’esperienza molto forte” anche quella di Davide Mariani che con la sua startup Studio 5T ha coordinato i maker romani per rispondere alle esigenze degli ospedali della Capitale “che avevano tutti esigenze diverse”.  Ma è degna di nota anche quella del maker-infermiere Antonio Cosimati che ha portato dentro le strutture sanitarie il progetto di un’altra maschera open source stampabile in 3D.

In Sicilia, invece, ci ha portato Martina Ferracane che ha illustrato come i makers isolani abbiano stampato le valvole “Charlotte” e altri dispositivi di protezione individuale. “Molte cose che abbiano creato qui, come le visiere, sono state spedite in tutte Italia. Pacchi ovunque, anche in Africa”.

Le esperienze però arrivano da tutto il mondo. Ci sono Oussama Khatib e Bernie Roth da Stanford, che hanno approfondito i temi della robotica che si fonde con l’empatia e la volontà di superare ogni ostacolo, ma anche i temi del making e del design thinking. C’è Gui Cavalcanti, sempre dagli Stati Uniti, con le sue innovazioni riguardanti gli strumenti di protezione personale, aperti a tutti.

Affascinante anche l’esposizione di Anouk Wipprecht, maestra del fashion tech e delle wearable technologies. Con Barbara Caputo, infine, si sono approfonditi i temi legati all’intelligenza artificiale, tra opportunità, rischi e desideri.

I partner

Francesca Zarri, Direttore TECHNOLOGY, R&D & DIGITAL di Eni, è intervenuta all’Opening Conference di Maker Faire Rome 2020 sottolineando come l’azienda abbia messo “l’innovazione al centro del proprio percorso di trasformazione, che ha intrapreso negli ultimi 6 anni, per contribuire ad una transizione energetica che appare come epocale ed irreversibile”.

“L’innovazione, per Eni, deve contribuire a creare valore per le persone in generale – ha aggiunto -. Un esempio è l’attività che Eni sta svolgendo attraverso il supercalcolatore HPC5, per dare il proprio contributo all’individuazione dei farmaci più sicuri e promettenti nella lotta al Coronavirus. Con azioni come queste vogliamo dare concretezza al nostro impegno per la sostenibilità, da sempre per Eni un valore fondamentale, ed oggi parte della nostra mission aziendale che si ispira ai 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”

Durante l’opening conference è stato presentato anche MAKEtoCARE, in collaborazione con Sanofi, un concorso che nasce dalla volontà di far emergere e sostenere iniziative e progetti nati dall’ingegno e dalla passione tipica della comunità Maker, che tramite la propria creatività e il proprio saper fare innovazione, è in grado di offrire una migliore qualità di vita ai pazienti, contribuendo a cambiare concretamente il loro presente e progettando, insieme a loro, un futuro migliore.

Il ricco antipasto dei due eventi preparatori

Se la cerimonia d’apertura ha rappresentato il banchetto principale, la mattina e il pomeriggio hanno regalato ricchi antipasti per chi aveva fame di conoscenza. Protagonisti due eventi entrati da alcuni anni nelle agende di chi vuole comprendere meglio il ruolo dei big data nella contemporaneità, grazie al Data Driven Innovation, e l’evoluzione della robotica e delle macchine intelligenti, grazie ai panel organizzati da I-RIM 3D.

Data Driven Innovation

Anche ai tempi del Covid si conferma la più grande conferenza italiana sul ruolo dei dati nell’innovazione.  E come tutti gli anni i migliori data scientist di tutto il mondo hanno provato a spiegare come la cultura dei dati stia contaminando la società e l’economia.  Dalle opportunità offerte dalla Biomedicina alle ultime frontiere del marketing. Dal ruolo delle analisi predittive ai passi in avanti compiuti dall’Intelligenza artificiale.

E poi, ancora, le trasformazioni indotte da questi tempi così particolari al digital government, alla mobilità, al turismo e a i processi industriali.  Una full immersion di otto ore che si rivolge a studiosi ricercatori, professionisti, imprenditori, manager, studenti e semplici cittadini incuriositi dal ruolo dei dati nella vita di tutti i giorni.
 
Si è partiti con un webinar dedicato all’uso degli algoritmi e dei big data in tutte le accezioni possibili, dagli ambiti scientifici più complessi ai comportamenti umani più disparati. Come la mobilità, oggetto specifico di narrazioni studi e piani. Le persone nel mondo, pur limitate dalla pandemia, non rinunciano a muoversi anche su perimetri più limitati. Una mobilità, del resto, può essere vista da molte angolazioni, poiché ci sono molte ragioni per spostarsi. Le migrazioni, ad esempio, oppure il lavoro. Con un concetto sempre più discusso e sempre più concreto chiamato ‘Smart Cities’.
 
“I dati sono la nuova elettricità”.  Ma sono preziosi quanto il petrolio se maneggiati con cura. Per questo in altri webinar si è parlato di skills e competenze, strumenti ed analisi. Soprattutto a livello aziendale dove le grandi infrastrutture dell’immateriale prendono paradossalmente corpo nei piani strategici.

La sessione si è chiusa alle 17.30 con l’ultimo incontro volto a raccontare come utilizzare dati, algoritmi statistici e tecniche di machine learning “per individuare la probabilità di risultati futuri basandosi sui dati storici con l’obiettivo di andare oltre la comprensione di cosa è successo per arrivare a una migliore valutazione di quello che potrebbe accadere in futuro”. Con la pandemia al centro di molte riflessioni e alcune innovazioni, come il supercomputer di Eni, a rivestire un ruolo fondamentale per contrastare la sua diffusione

Di seguito l’intervento di Mauro Pagani, Head of Digital and Information Technology di Eni:  “Covid, da noi contributo a ricerca con sperimentazione di una cura”

I-RIM 3D

Il meglio della robotica, in tutte le sue sfaccettature,  nella seconda edizione di quello che si è rivelato essere un punto imprescindibile per mostrare come le macchine intelligenti siano in grado di migliorare la qualità della vita, il benessere dei cittadini e in generale le condizioni della Società, mediante lo sviluppo di nuove soluzioni per l’aiuto alle persone, il miglioramento delle condizioni di lavoro, il trasferimento applicativo, la valorizzazione economica della ricerca, il miglioramento della produzione e la sua sostenibilità.

Tutto nel nome dell’interazione e dell’informazione, due pilastri fondamentali per sciogliere nodi e dubbi sullo sviluppo di queste tecnologie così importanti ma anche portatrici di timori e diffidenze.

Bastano i titoli degli incontri che lo hanno caratterizzato a catapultarci su un mondo che sembra svilupparsi in un mondo parallelo ma che in realtà è già sotto i nostri piedi: da ‘l’Umanità è già stata su Marte?” a ‘L’era della collaborazione tra uomini e robot”, fino ad arrivare al “ruolo delle intelligenze artificiali nel digitale, nell’industria e nello spazio” o alle strade future che saranno intraprese dalla “medicina robotica”.
 

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