Sull’autonomia Meloni tende la mano alle Regioni, e pressa la Ue sul Pnrr 

Sull’autonomia Meloni tende la mano alle Regioni, e pressa la Ue sul Pnrr 

05. 12. 2022 Off Di admin

AGI – Un invito a lavorare insieme sui temi concreti, che è anche una rassicurazione contro i timori di fughe in avanti sul piano delle riforme. Un’attestazione di rispetto, che è anche uno stimolo a superare gap che segnano ancora le condizioni di vita dei cittadini di una Regione rispetto all’altra, e rischiano di mettere più in ritardo di quanto già sia la tabella di marcia del Pnrr. Giorgia Meloni si presenta alla platea delle Regioni, in occasione di ‘L’Italia delle Regionì il primo Festival promosso dalle Regioni e dalle Province Autonome per valorizzare appunto la ricchezza dei territori italiani, mettendo in chiaro le coordinate lungo le quali il governo intende affrontare il dialogo con le Regioni.

Il tema dell’Autonomia differenziata, prima di tutto, declinato con l’intento di “favorirne l’attuazione, in tempi rapidi, in un quadro più ampio di riforme, a nostro avviso tutte fondamentali per rafforzare e ammodernare l’attuale assetto istituzionale dello Stato” e l’obiettivo, assicura il presidente del Consiglio, di “una maggiore responsabilizzazione per tutti, Regioni, enti locali, Stato”. “Ma l’Autonomia differenziata – puntualizza – non sarà mai un pretesto per lasciare indietro alcune parti del territorio italiano. Lavoreremo per una sua attuazione virtuosa”.

Meloni descrive un Paese “mosaico di territori dalle potenzialità straordinarie” e sottolinea che “ogni territorio può contare su energie e risorse che meritano di essere conosciute, valorizzate e messe in rete. Noi dobbiamo essere consapevoli di questo patrimonio per rafforzare e valorizzare il sentimento di appartenenza nazionale, è un legame identitario, culturale, economico, sociale che è nostro compito rafforzare nella attività quotidiana che vogliamo, declinandolo nelle politiche e nelle scelte che siamo chiamati a fare ogni giorno e che investono temi molto concreti a partire dalle infrastrutture, la sicurezza, la transizione ecologica, digitale, le politiche sociali e di welfare, il sostegno alla famiglia e alla natalità”.

Tutti temi “che incarnano sfide decisive per il futuro di questa nazione e che possiamo affrontare solamente se sappiamo mettere in campo le giuste sinergie tra Stato e Regioni”, ribadisce Meloni che parla di un governo che “crede fortemente nella collaborazione tra Stato, Regioni, Province autonome, enti locali” e vuole “investire fortemente nella sinergia tra tutti i livelli”.

“Nessuno può pensare di affrontare da solo le sfide che abbiamo di fronte”, evidenzia. Una riflessione che segna un altolà a “fughe in avanti” e che chiama invece a “un confronto su competenze e funzioni chiari, da fare insieme e senza pregiudizi”.

L’idea è dunque quella di “un nuovo modello di collaborazione, a partire dal coordinamento tra politiche statali e regionali, sfruttando tutte le opportunità offerte dalle risorse del Pnrr”.

Ed è guardando al Pnrr, e alle osservazioni mosse dal presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, che Meloni spiega di ricordare “le critiche mosse da molti presidenti di Regione, al tempo, sul mancato coinvolgimento delle Regioni nella redazione del Piano, così come ricordo le critiche che io stessa, per prima, in un’altra veste, ho mosso in Parlamento, nella scorsa legislatura, sulla stessa materia, sul coinvolgimento mancato di un Parlamento che si trovava a votare un testo appena consegnato senza avere il tempo di approndirlo”.

Il presidente del Consiglio guarda al potenziamento del Servizio sanitario nazionale come “un tema prioritario, a partire ovviamente dalla necessità di favorire una sanità più’ vicina ai territori e un utilizzo più corretto ed efficiente delle risorse del Fondo sanitario nazionale”, e torna, sul piano del rapporto tra centro e periferia, alla riforma del Titolo V osservando che “invece di semplificare, su molte materie ha aumentato la conflittualità tra poteri dello Stato”, con il risultato che “il contenzioso è cresciuto ulteriormente negli ultimi anni”.

Il Pnrr, allora. Allargando lo sguardo, Meloni ne parla come “un’eredità importante, però, ovviamente, è un’eredità importante se quelle opportunità – avverte – non vanno perse ed è per questa ragione che il governo, a pochi giorni dall’insediamento, ha deciso di riattivare la Cabina di regia per monitorare lo stato di attuazione degli obiettivi, coinvolgendo tutti gli attori in campo“.

E qui Meloni torna a ribadire che “anche sugli interventi previsti nel Pnrr dovremmo valutare le priorità, perchè ovviamente il costo delle materie prime mette a serio rischio la realizzazione di questi interventi”. Qui l’interlocutore è l’Ue: “Alla miopia del passato è bene che non aggiungiamo l’egoismo del presente”, ammonisce.

Le criticità strutturali che dobbiamo affrontare sono figlie di politiche poco lungimiranti del passato“, incalza Meloni prendendo a spunto il tema del’energia, dove “l’Unione europea e diversi Stati membri, tra cui l’Italia, hanno preferito aumentare via via il livello di dipendenza da altre nazioni invece di realizzare misure per l’indipendenza energetica”.

“Oggi – osserva allora il presidente del Consiglio – noi paghiamo e dobbiamo fare quel che possiamo per rimediare, almeno lavorando a soluzioni comuni e strutturali”. Si torna all’oggi, al potenziamento del Sistema sanitario nazionale, “tema prioritario a partire dalla necessità di favorire una sanità più vicina ai territori”, e a una manovra “che garantisce la tenuta delle finanze pubbliche e contemporaneamente offre risposte alle emergenze immediate, tutelando le imprese, le famiglie, permettendo ai diversi attori istituzionali di portare avanti attività e investimenti”, come gli 8 miliardi “per fare fronte al caro materie prime per le opere indifferibili”.

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