Che cosa è andato a fare Conte da Mattarella

Che cosa è andato a fare Conte da Mattarella

31. 08. 2019 Off Di admin

Una giornata cominciata col sereno vira immediatamente al temporale nel momento in cui si diffonde la notizia che il vertice tra Pd e M5s presenziato da Giuseppe Conte slitta dalle 9.30 alle 12.00.

Ufficialmente dagli staff viene fatto sapere che alla base del ritardo ci sono esigenze di agenda. Informalmente, però, lo spostamento è stato comunicato al Pd nella tarda serata di venerdì e i sospetti che qualcosa stava per mettersi – di nuovo – di traverso si è immediatamente diffuso al Nazareno. E infatti, alle 10, il presidente del Consiglio incaricato lascia la sede del governo. Destinazione palazzo del Quirinale.

Un incontro di routine, fisiologico per fare il punto con sul tavolo, ovviamente, il tentativo di formare il governo che, anche alla luce delle esternazioni di un Luigi Di Maio tornato ad evocare le urne, ha subito una frenata. L’incontro, comunque, genera nuovi timori per il proseguimento del lavoro che Conte sta portando faticosamente avanti con i partiti.

Fonti parlamentari fanno circolare la voce di un passo indietro di Conte. Ma, stando a quanto apprende l’Agi, venerdì Conte ha ribadito durante i colloqui alla Camera di voler fare “sintesi” tra i partiti.

A chi lo ha incontrato, il presidente del Consiglio è apparso stanco, sì, ma determinato ad andare avanti. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Conte hanno un canale di comunicazione aperto, naturalmente, si vedono e parlano spesso – viene fatto notare – e incontri e colloqui fanno parte del normale lavoro di approfondimento che si porta avanti in questi casi. Se ci fosse una rinuncia all’incarico, infatti, questa dovrebbe passare da un atto formale, per cui Conte dovrebbe salire al Colle ufficialmente e non per un colloquio informale come quello di sabato mattina.

Il colloquio dura due ore, quando Conte torna alla ‘base’ trova ad attenderlo i capigruppo di Pd e M5s: Andrea Marcucci e Graziano Delrio a un capo del tavolo, Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva dall’altro.

Si tratta sul programma, tema che è stato al centro della ‘mossa’ di venerdì di Di Maio, quando il capo politico del M5s ha posto come condizione per andare avanti l’accettazione dei suoi 20 punti. La tensione percorre i contraenti dell’intesa.

La vice segretaria del Pd, Paola De Micheli chiede un chiarimento a Conte e ribadisce che il Pd non accetta ultimatum. Il capogruppo  Delrio ribadisce lo stesso concetto, chiedendo che al tavolo ci si sieda senza aut aut ma con spirito costruttivo.

“Dobbiamo ricevere delle rassicurazioni altrimenti prenderemo atto della situazione”, fa sapere anche Andrea Marcucci. Intanto, il presidente Pd, Paolo Gentiloni, chiede una “accelerazione” che sia in grado di sbloccare la situazione.

Dall’altra parte del campo D’Uva si dice “molto fiducioso che si trovi una quadra, altrimenti non saremo qui di sabato mattina”. E i segnali che arrivano dai palazzi sono, almeno su questo, incoraggianti. Fonti parlamentari bene informate ipotizzano che Giuseppe Conte possa sciogliere la riserva già lunedi’, dopo aver incontrato nell’ultimo giro di consultazioni le associazioni di disabili e quelle delle popolazioni terremotate.

 

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