Corsa a quattro per la presidenza in Calabria, centrosinistra spaccato

Corsa a quattro per la presidenza in Calabria, centrosinistra spaccato

30. 08. 2021 Off Di admin

AGI – Roberto Occhiuto, Amalia Bruni, Luigi de Magistris, Mario Oliverio. Uno di loro sarà presidente della Regione Calabria dopo le elezioni del 3 e 4 ottobre prossimi. I calabresi torneranno alle urne dopo poco più di un anno a causa della scomparsa prematura di Jole Santelli, eletta il 26 gennaio 2020 con il 55% del consensi.

Dalla morte della governatrice, avvenuta il 15 ottobre dello corso anno dopo appena 9 mesi di governo, la gestione del governo regionale è nelle mani di Nino Spirlì, vice presidente leghista, che il centrodestra ripropone in ticket con Roberto Occhiuto, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Il lockdown e l’emergenza sanitaria hanno fatto slittare di alcuni mesi le elezioni che si terranno, pertanto, in concomitanza con le amministrative. 

I tormenti del centrosinistra

Il panorama politico calabrese vede in competizione un centrodestra unito contro un centrosinistra frammentato. Se Occhiuto gode, infatti, del pieno sostegno di tutte le forze di centrodestra, compresa Fratelli d’Italia, nel campo avverso si fronteggiano diverse anime.

Amalia Bruni è a capo di una coalizione imperniata sull’asse PD-M5S. La neurologa di Lamezia Terme (Cz), nota per le ricerche sull’Alzheimer del suo centro di neurogenetica, è stata scelta dopo la rinuncia di Maria Antonietta Ventura, imprenditrice che ha gettato la spugna dopo pochi giorni a causa di una vicenda giudiziaria che ha coinvolto la sua azienda, operante nel settore degli appalti ferroviari, in Puglia.

Prima che il nome di Amalia Bruni unisse i due principali partiti del centrosinistra, erano state avanzate altre ipotesi di candidatura, prima fra tutte quella di Nicola Irto, del PD, ex presidente del Consiglio regionale, affossata dai veti dei Cinquestelle.

A sinistra pesa la presenza del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, con il suo movimento DeMa. Ex pm a Catanzaro, dove fu protagonista di inchieste giudiziarie clamorose, il primo cittadino del capoluogo campano ha solidi rapporti con la Calabria.

Sua moglie, Maria Teresa, è catanzarese e comunque l’ex magistrato gode di un consenso personale legato alla sua attività di magistrato. A suo sostegno ci sono sette liste espressione della sinistra radicale e della società civile. Fra i sostenitori di de Magistris, l’ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, noto per le sue iniziative a beneficio dei migranti.

Lungo il cammino, de Magistris ha perso Carlo Tansi, ex capo della Protezione Civile regionale che in un primo momento si era candidato autonomamente alla presidenza. Nel corso della campagna elettorale, personalismi e contrasti di vedute con il sindaco di Napoli lo hanno indotto a rompere l’alleanza e a portare il suo movimento, “Tesoro Calabria” nella coalizione di Amalia Bruni. A complicare la corsa di quest’ultima c’è la candidatura di Mario Oliverio, ex governatore.

L’incognita Oliverio

Esponente storico del Pci-Pds e poi protagonista di primo piano nel PD, Oliverio ha mantenuto un atteggiamento critico verso il suo partito dopo che, terminati i suoi cinque anni alla guida della Regione, gli è stato dato il ben servito a favore di Pippo Callipo, industriale del settore agroalimentare. Battuto da Santelli, Callipo ha gettato la spugna dopo pochi mesi anche dal ruolo di capo dell’opposizione. Da qui le frequenti incursioni di Oliverio nel dibattito politico e le critiche alla gestione “verticistica” del PD culminate con la decisione di scendere in campo autonomamente.

Oliverio gode di un consenso personale, ma lo schieramento dei suoi fedelissimi si è assottigliato. Due consiglieri uscenti, Giuseppe Aieta e Antonio Billari, considerati oliveriani doc, sono passati armi e bagagli nella coalizione che sostiene Amalia Bruni. Molti osservatori, adesso, ritengono che Oliverio possa fare un passo indietro. Proprio ieri l’ex presidente ha lanciato l’ennesimo appello a ricomporre lo schieramento di centrosinistra. Dalla corsa, nei mesi scorsi, si è ritirato il senatore di Italia Viva Ernesto Magorno, che aveva annunciato la sua candidatura solitaria ritirata dopo pochi giorni.  

Chiunque sarà il vincitore a spoglio ultimato dovrà fronteggiare le storiche emergenze calabresi, dalla presenza della ‘ndrangheta, al lavoro e alla sanità schiacciata dall’indebitamento e da carenze strutturali, oltre a quella ambientale in una regione che passa in poche ore dal flagello degli incendi a quello degli allagamenti dopo poche ore di pioggia.

‘Ndrangheta convitato di pietra

La ‘ndrangheta è il convitato di pietra di ogni elezione, come dimostra il frequente coinvolgimento, registrato negli anni, di consiglieri regionali nelle inchieste della magistratura. Alcune liste sono state sottoposte al vaglio della commissione antimafia, che non si è ancora espressa ufficialmente sulla presenza di eventuali “impresentabili”, ovvero di candidati con legami sospetti. Il parere della commissione non è vincolante, ma peserà. Non tutti i partiti hanno ritenuto di sottoporre le loro candidature alla valutazione dell’organismo parlamentare presieduto da Nicola Morra, eletto al senato sotto il simbolo del Movimento Cinquestelle. Solo 11 le liste trasmesse alla commissione. Il responso, secondo quanto apprende l’AGI,  arriverà mercoledì. Secondo indiscrezioni sono stati individuati  sette nomi di personaggi giudicati discutibili.  

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