Finisce la tregua tra Conte e Salvini 

Finisce la tregua tra Conte e Salvini 

26. 02. 2020 Off Di admin

Via libera unanime della Camera al decreto sulle misure urgenti per fronteggiare il coronavirus. I voti favorevoli sono 462, solo 2 i voti contrari. Hanno votato a favore, oltre alle forze di maggioranza, anche Lega, FdI e Forza Italia. Due soli i voti contrari, uno dei quali è di Vittorio Sgarbi, che poco prima del voto ne ha spiegato, anche con parole forti, i motivi: l’emergenza coronavirus “è tutta una finzione, è una finzione, una presa per il c… che umilia l’Italia davanti al mondo. Non c’è nessuna emergenza”, arrivando ad ipotizzare il reato di “procurato allarme. La peste non c’è”. Parole riprese dal presidente Roberto Fico e stigmatizzate anche dal dem Emanuele FianoIl provvedimento passa ora all’esame del Senato

Salvini attacca di nuovo Conte

Due lettere: una a Giuseppe Conte, la seconda in due giorni, sull’emergenza coronavirus, e una al Quirinale per chiedere un incontro a Sergio Mattarella. La strategia di Matteo Salvini si ‘muove’ via Pec e attraverso i canali istituzionali. Il segretario leghista ha nuovamente scritto al presidente del Consiglio per chiedere un impegno a tutela dei settori turismo e cultura messi a rischio dall’emergenza sanitaria.

Tra i due ex colleghi di governo è durata poco più di una serata la ‘distensione’ e, nella giornata, i toni tra il premier e il suo ex vice sono tornati, infatti, molto accesi, malgrado la telefonata, che ieri avrebbe dovuto segnare un chiarimento. Parallelamente, il leader leghista ha già inviato una lettera ufficiale al Colle per chiedere un incontro al capo dello Stato. “L’emergenza nazionale c’è. L’ho detto ieri e lo ripeto oggi, con il massimo dello spirito costruttivo, noi non vorremmo che, dopo aver sottovalutato l’emergenza sanitaria si sottovalutasse l’emergenza economica”, aveva spiegato Salvini in conferenza stampa al Senato.

“Perché – aveva proseguito – io sono sicuro che l’emergenza sanitaria verrà ricondotta a numeri normali. Ma l’emergenza economica si prende in mano subito, e – aveva anticipato – stiamo valutando anche l’ipotesi di chiedere contatti ai massimi vertici del Paese, perché ogni ora che si perde e’ un’ora che non torna più”.

In serata, Salvini tuona contro l’inchiesta della Procura di Lodi su alcuni ospedali lombardi, che valuta come “conseguenza” della frasi pronunciate dallo stesso Conte sulla struttura di Codogno. “Invece di essere apprezzati e ringraziati dal governo e dallo Stato per il loro impegno e sacrificio, medici e operatori sanitari vengono indagati. È una vergogna”, commenta.

Nella lettera a Conte, il segretario leghista sostiene che “occorrerebbe sollecitare, a livello internazionale, l’adozione di protocolli standard e linee guida uniformi per tutti i Paesi così da evitare che l’Italia risulti discriminata da un’azione unilaterale di contenimento e monitoraggio del virus”.

“Non possiamo accettare di essere trattati come il Lazzaretto del Vecchio Continente“, aggiunge, dicendosi “sorpreso” dalla “apparente timidezza del commissario europeo Paolo Gentiloni dal quale al momento non abbiamo riscontro circa misure concrete che la Commissione intenda adottare per aiutare il nostro Paese”.

Il giorno dopo la telefonata definita “cordiale”, in conferenza stampa, Salvini non manifesta grande entusiasmo a chi gli chiedeva del colloquio con il presidente del Consiglio. “Si’, c’è stata ed è stata la prima” da agosto, si limita a rispondere il segretario leghista ai cronisti che gli chiedono del colloquio col premier. “Ho letto che il presidente del Consiglio, bontà sua, ha detto che ci sono state le nostre proposte e che, se sono buone, le porterà in Consiglio dei ministri. Siamo onorati di cotanta attenzione”, con un velo di sarcasmo.

Il capo di via Bellerio attacca poi il premier accusandolo di aver “sottovalutato” l’emergenza sanitaria. A chi gli chiede quali differenze vede tra la situazione di emergenza sul coronavirus che si è verificata in Italia e la gestione negli altri Paesi europei, risponde: “Qualcuno è in grado di difendere l’interesse nazionale, la salute e l’economia pubblica, qualcun altro di meno. È chiaro che se tu giri le televisioni di mezza Italia per tre giorni lanciando l’allarme chiunque guardi la televisione, dalle 6 della mattina alle due di notte, ritiene che ci sia l’allarme. Non so se Macron e la Merkel si sarebbero comportati nella stessa maniera: a occhio ritengo di no. E aggiungo: se ci fosse stato un problema in un ospedale francese o tedesco non penso che il presidente del Consiglio francese o tedesco avrebbero additato i medici francesi o tedeschi come eventuali responsabili”.

“La domanda che si pongono gli italiani e’ se questo governo è in grado di accompagnare il Paese fuori dall’emergenza, non solo sanitaria ma anche economica. La mia risposta è assolutamente no”, scandisce poi Salvini. “Ricordo che i dati pre-emergenza ci vedevano ventisettesimi in Europa su 27. Quindi non è che prima del virus ci fossero ostriche e champagne. È complicato, ma forse riusciremo a essere ventottesimi su 27, dopo questa situazione. E c’è un governo che litiga su tutto”.

“È chiaro che contiamo che chi di dovere se ne stia occupando e preoccupando – aggiunge, con un riferimento, indiretto, che pare alludere al Quirinale -. Noi all’opposizione possiamo portare proposte, di piu’ non possiamo fare”. Molto critico nei confronti di Conte è anche Giancarlo Giorgetti. “Ma vi rendete conto? Imprenditori di Piacenza oggi sono arrivati a Napoli e sono stati mandati in ospedale per controlli. Qui, tra poco ci sarà la reazione veemente dei ceti produttivi. La settimana prossima chi ha una fabbrica potrebbe anche non rispettare le ordinanze. Qui non si ha la percezione di quello che sta arrivando”, avverte il vice segretario leghista, parlando coi cronisti alla buvette di Montecitorio, “la situazione è grave”.

Auspica un governo di emergenza nazionale? “Io con l’inverno vado in letargo ma l’emergenza c’era prima e ci sarà anche dopo il coronavirus”. Sull’ipotesi di un governo di ‘solidarietà nazionale’, Salvini, dal canto suo, chiarisce che la Lega “non è disponibile a inciuci e accordi strani”.

“Se c’è da prendere per mano il Paese, prima che affondi, riportarlo a livello di galleggiamento, garantendo una data certa per le elezioni – aggiunge -, noi siamo a disposizione”. “Però non è con questo governo”, precisa, sottolineando, quindi, che la prima ‘conditio sine qua non’ leghista è che Conte si faccia da parte.  

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