La battaglia interna di Twitter per ammettere l’ingerenza del pentagono nel social media

La battaglia interna di Twitter per ammettere l’ingerenza del pentagono nel social media

24. 12. 2022 Off Di admin

AGI – Sulla base di una richiesta del Pentagono che risale al 2017, Twitter ha mantenuto online una rete di account che l’esercito americano ha utilizzato per promuovere i propri interessi in Medio Oriente. Risulta dalle email interne al social network diffuse martedì da The Intercept, un sito indipendente, come racconta il New York Times.

Secondo indiscrezioni la sezione antiterrorismo di Twitter era a conoscenza dell’accordo, ma la maggior parte dell’azienda lo ignorava fino a quando la notizia si è diffusa e “i dirigenti si sono affrettati a annullarlo”. Tuttavia si è trattato di una decisione molto contrastata all’interno, una vera e propria battaglia, che ha visto due fronti dell’aziende affrontarsi duramente prima di decidere se rendere noti gli account Twitter gestiti dai militari.

Il risultato? Che “alcuni degli account sono stati rimossi, ma altri sono rimasti online per anni”, scrive il Times. Ma alla fine Twitter ha rivelato la campagna d’influenza degli Stati Uniti solo quest’anno. La situazione è in ogni caso molto anomala, “perché Twitter – si legge – normalmente rimuove e divulga pubblicamente le campagne di influenza condotte dai governi” mentre le società dei social media “hanno preso una dura posizione contro le campagne e le interferenze dello Stato sin dalle elezioni presidenziali statunitensi del 2016”, momento in cui la Russia di Putin ha abusato e interferito con Twitter, Facebook e Instagram per influenzare gli elettori americani.

Ad ogni modo, i documenti interni al social network pubblicati da The Intercept sono stati forniti da Twitter stesso, auspice il suo nuovo proprietario, Elon Musk, che ha messo a disposizione di giornalisti appositamente scelti un archivio di documenti per esaminare le decisioni dei precedenti proprietari dell’azienda dell’uccellino.

Nel ricostruire la vicenda, il New York Times scrive che “la situazione è iniziata nel 2017 quando un funzionario che lavorava con il comando centrale degli Stati Uniti ha chiesto a Twitter di verificare alcuni degli account dei militari, come risulta da un’e-mail interna all’azienda. Gli account sono stati contrassegnati da un sistema Twitter utilizzato per rilevare automaticamente i contenuti terroristici e non sono stati facili da trovare”.

 Il Pentagono ha poi chiesto a Twitter di “inserire nella whitelist” gli account, il che impedirebbe agli strumenti automatici di contrassegnarli e li renderebbe più visibili sulla piattaforma. Il team di Twitter ha così aderito alla richiesta del Pentagono.

Tuttavia, mentre la società ha regolarmente divulgato anche altre campagne d’influenza sostenute dallo Stato, i dirigenti di Twitter questa volta hanno esitato perché alcuni di loro temevano di poter violare le leggi sulla sicurezza nazionale parlando pubblicamente della rimozione della campagna, è la scusa ufficiale, per poi ammettere – anni dopo – di “aver avuto conversazioni con il Dipartimento della Difesa sulla rimozione di tutti gli account e sulla loro divulgazione”, così come risulta anche dal carteggio interno all’azienda.

La rimozione ufficiale degli account ha però avuto luogo solo lo scorso agosto.

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