Morning Bell: i mercati aprono deboli, e non è un buon segnale

Morning Bell: i mercati aprono deboli, e non è un buon segnale

01. 08. 2022 Off Di admin

AGI – I mercati aprono deboli questa settimana, dopo aver chiuso la scorsa ottava al top dal 2020, avendo scommesso su una minore aggressività da parte della Fed nei prossimi mesi. I listini in Asia sono in live erialzo dopo un avvio contrastato e i future a Wall Street e in Europa sono in leggero calo, mentre l’attività manifatturiera ha rallentato in Cina, Corea del Sud e Giappone a luglio a causa dei lockdown in molte città cinesi e dell’indebolimento della domanda globale.

Questo non è un buon segnale in vista dei dati Usa dell’Ism manifatturiero e del Pmi di luglio, due importanti indici anticipatori, che usciranno oggi e mercoledì. Poi venerdì sarà la volta dei dati sul mercato del lavoro a stelle e strisce che sono l’unica variabile che la Fed considera forte in un contesto economico dominato da un’inflazione galoppante e dalla paura della recessione.

Giovedì sarà la volta della Banca d’Inghilterra che dovrebbe annunciare una stretta di 50 punti base. In settimana anche le banche centrali di Australia, Brasile e India decideranno in materia di politica monetaria, optando tutte per dei nuovi rialzi dei tassi. Mercoledì l’Opec+ si pronuncerà sull’aumento della produzione di settembre, con gli Usa che si augurano qualche ‘gradita’ sorpresa, dopo la visita di Joe Biden in Arabia Saudita a metà luglio.

E durante la settimana ci saranno i discorsi di diversi membri della Fed, che sarà interessante ascoltare alla luce delle parole di Jay Powell di mercoledì scorso, quando il numero uno della Federal Reserve, pur mantenendo un tono da ‘falco’ sull’inflazione, ha assunto un orientamento cauto sulle dimensioni del prossimo aumento dei tassi Usa, accennando alla possibilità che “a un certo punto”, sarà opportuno rallentare.

Oggi la Borsa di Tokyo avanza di oltre mezzo punto percentuale, quella di Shanghai sale e quella di Hong Kong è piatta, sulla scia di Alibaba che perde circa il 2% dopo aver annunciato la sua intenzione di lavorare per mantenere la sua quotazione a Wall Street al fianco di quella a Hong Kong, dopo che il gigante cinese dell’e-commerce è stato inserito in un elenco di società cinesi a rischio di delilisting dalle autorità Usa.

In calo i future a Wall Street, dopo che la settimana scorsa i listini di New York hanno chiuso in rally, nonostante gli aumentati rischi di recessione. “La mia impressione – commenta Vincenzo Bova, strategist di StmCapitalservices – è che c’è voglia di tornare sugli asset rischiosi, dopo che a giugno e nella prima parte di luglio hanno prevalso le vendite. Risale la propensione al rischio, anche se non penso che ci sia molto spazio di risalita. Può durare qualche settimana, o anche tutto il mese di agosto, visto che c’è bassa liquidità e dunque pochi scambi. Tuttavia molto dipenderà dai dati macro, perché se continueranno a uscire dati economici negativi i mercati non resteranno indifferenti. Il problema – aggiunge Bova – è che i dati che stanno uscendo sono uno più brutto dell’altro, a cominciare da quelli sul Pil Usa del secondo trimestre”.

“Penso che l’economia globale – dice ancora Bova – si stia indirizzando verso una recessione vera. Il problema è la tempestica. Il mercato si sta preparando per una recessione nel 2023 e i tassi dei mercati indicano che la Fed inizierà a tagliare i tassi il prossimo anno”.

Anche il mercato dei cambi sta prezzando uno scenario di questo tipo e il biglietto verde, perde colpi. Oggi in Asia il dollaro tiene sull’euro a quota 1,02 ma continua ad arretrare sullo yen, poco sopra quota 132, poiché gli speculatori sono stati costretti ad attestarsi su posizioni corte e non redditizie.

In calo anche i future sull’EuroStoxx 50, in attesa dell’uscita oggi dei dati sui Pmi manifatturieri della Germania, della Francia e dell’Eurozona, che a luglio rischiano di finire tutti in contrazione e cioè sotto quota 50 punti.

Intanto la Speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi è partita per il suo tour in Asia, che prevede tappe a Singapore, in Malaysia e in Giappone e, almeno in agenda, non prevede il temuto scalo a Taiwan, che potrebbe scatenare un ‘putiferio’ nelle relazioni tra Cina e Usa.

Prosegue intanto la stagione delle trimestrali, che negli Usa sono finora andate meglio del previsto, soprattutto per quanto riguarda le temute guidance, le aspettative sugli utili futuri. In calo il prezzo del petrolio, a causa dei timori sulla domanda, dopo I dati negativi sulle attività economiche in Cina a luglio. I future sul Wti e sul Brent, in Asia, arretrano rispettivammente sotto 98 e 103 dollari al barile.

Articoli nella stessa categoria: