Negli Usa l’inflazione al top dal 1981: +9,1%

Negli Usa l’inflazione al top dal 1981: +9,1%

13. 07. 2022 Off Di admin

AGI – Balzo dell’inflazione negli Stati Uniti a giugno: su base mensile è salita dell’1,3% mentre per quella annua il rialzo è dell’9,1%. Un dato molto superiore alle aspettative degli analisti, che stimavano un rialzo dell’1,1% mensile e dell’8,8% annuo.

A spingere il rincaro dei prezzi un insieme di fattori, a partire dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia con la conseguente impennata del costo dell’energia. Dal novembre 1981 l’inflazione non toccava un livello simile negli Stati Uniti, era l’anno di avvio del primo mandato della presidenza di Ronald Regan, con l’emersione dello scandalo Iran-Contra gate a tenere banco in politica interna.

Oggi il presidente Joe Biden parla di “inflazione alta in modo inaccettabile” ma anche di “dato obsoleto”. L’inquilino della Casa Bianca sostiene che “l’energia da sola ha assorbito quasi l’incremento mensile”. E che “i dati di oggi non riflettono l’impatto di quasi trenta giorni di calo dei prezzi del gas, che ha ridotto il prezzo alla pompa di quasi 40 centesimi da metà giugno”.

Biden sottolinea che l’inflazione core sia “in calo per il terzo mese di fila, è il primo mese dall’anno scorso in cui questo indicatore scende sotto il sei per cento”. E ricorda come l’inflazione sia “la nostra sfida economica più pressante”.

Ma la crescita dei prezzi è generalizzata. Anche l’indice core, quello depurato dai costi dell’energia e del cibo, ha mostrato un andamento sostenuto: è salito dello 0,7% a giugno su base mensile (contro le stime di un +0,5%) e del 5,9% su base annuale (contro le previsioni del +5,7%).

Il principale indiziato per il balzo dell’inflazione a stelle e strisce è il prezzo della benzina, che ha raggiunto livelli record a giugno, con una media di oltre 5 dollari al gallone, nonostante i ripetuti appelli di Biden alle major petrolifere a ridurre il prezzo alla pompa per non danneggiare i consumatori.

Dopo oltre 4 mesi di guerra in Ucraina, con lo scontro sugli approvvigionamenti di gas dalla Russia che mette in allarme l’Europa per il rischio recessione, anche i prezzi dell’energia negli Usa sono aumentati del 41,6% in un anno, registrando il loro aumento più forte dall’aprile 1980.

Ora spetta alla Federal reserve provare a riportare l’inflazione al suo obiettivo del 2%. I mercati finanziari si aspettano che la banca centrale statunitense aumenti il suo tasso dello 0,75% nella riunione del 26-27 luglio, inoltre si sta rafforzando l’ipotesi che decida un rialzo analogo anche alla riunione di settembre.

A peggiorare la situazione c’è anche la forte contrazione del mercato del lavoro, sta facendo lievitare i salari, e quindi aumentare i prezzi dei servizi. Il primo impatto della comunicazione dei dati è stato quello di ampliare le perdite sui mercati finanziari.

Le Borse europee hanno registrato perdite superiori al 2%, per poi cercare un lieve rimbalzo per ridurre il segno rosso. Mentre Wall Street ha aperto in profondo rosso, con il Nasdaq a -1,6%.

Mentre l’euro è sceso nuovamente sotto la parità con il dollaro, attestandosi nel cambio a 0,9999, si tratta del punto di cambio più basso dal 2002. Ora la valuta europea è in lieve ripresa e passa di mano a 1,0027 sul biglietto verde.

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