Salario minimo, le proposte dell’opposizione e l’apertura di Meloni

Salario minimo, le proposte dell’opposizione e l’apertura di Meloni

09. 08. 2023 Off Di admin

AGI – Il salario minimo è oggetto di diverse proposte di legge presentate in Parlamento. Dopo una lunga discussione, caratterizzata da stop and go, le forze di opposizione, a eccezione della sola Italia viva, hanno presentato alla Camera un testo unitario, sul quale però la maggioranza di centrodestra ha dato sin da subito battaglia, presentando un emendamento soppressivo dell’intera proposta di legge. Poi, a ridosso dell’avvio delle votazioni in commissione, è arrivata l’apertura da parte della premier Giorgia Meloni e così la maggioranza ha proposto una sorta di mediazione: andare in Aula e approvare una questione sospensiva di due mesi, per rinviare l’esame a dopo l’estate. E così è stato, di fronte alla protesta delle opposizioni. Dopo alcuni giorni, da palazzo Chigi è giunta alle opposizioni la proposta per un incontro, che si terrà venerdì 11 agosto. Ma cosa prevede il testo delle opposizioni sul salario minimo? E quali sono le posizioni dei vari partiti sul tema?

La proposta unitaria delle opposizioni

Tutti i partiti di minoranza avevano presentato a inizio legislatura una propria proposta (dai 10 euro lordi di Avs ai 9,5 del Pd al lordo degli oneri contributivi e previdenziali, fino ai 9 euro lordi includendo per il calcolo anche la tredicesima). Poi la trattativa che si è conclusa con una proposta unitaria. Il testo, a prima firma del leader M5s Giuseppe Conte e sottoscritto da tutti i leader dei partiti di opposizione, tranne Matteo Renzi di Iv, fissa in 9 euro lordi il valore salariale minimo. Il testo prevede inoltre che la soglia minima venga aggiornata con cadenza annuale da una commissione ad hoc.

La proposta di IV

Il partito di Matteo Renzi propone che il livello del salario minimo orario non sia stabilito dalla legge ma da una commissione di esperti.

La posizione del governo e del centrodestra

Sin dall’avvio del suo governo la premier Giorgia Meloni si è detta non favorevole alla fissazione per legge di una soglia minima, spiegando che avrebbe rischiato di trasformarsi in un boomerang (“il salario minimo è un bel titolo, funziona molto bene come slogan, ma nella sua applicazione rischia di creare dei problemi”). Poi a luglio, in una intervista, la presidente del Consiglio ha mostrato le prime aperture: “Io credo nella contrattazione sindacale, credo che vada rafforzata, che vada trovata una soluzione per quei lavoratori e per quei contratti che non sono coperti senza però rischiare di abbassare i diritti di quelli che un contratto ce l’hanno”.

Detto questo, ha aggiunto, “apriremo un confronto e cercheremo di capire se c’è una soluzione che può tenere insieme le due cose”. Si arriva quindi alla convocazione delle opposizioni a palazzo Chigi. FdI è sulla linea del governo. Forza Italia ha presentato una sua proposta di legge che prevede di adeguare tutti i salari non coperti da contratto collettivo a quello previsto dal contratto nazionale leader per il settore di riferimento o, in assenza, pari alla media dei principali contratti collettivi applicati a settori affini. La Lega condivide la linea delle altre forze di maggioranza.

La posizione dell’Europa

Nell’ottobre del 2022 l’Ue ha approvato una direttiva sul salario minimo. L’obiettivo della direttiva è promuovere e creare condizioni favorevoli al fine di garantire ai lavoratori degli Stati membri una retribuzione minima adeguata, che può essere assicurata mediante contratto collettivo oppure per legge. Sono quindi stabilite procedure per l’adeguatezza dei salari minimi legali, per la promozione della contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari e per migliorare l’effettività dell’applicazione dei salari minimi, indipendentemente dalla modalità della loro fissazione, legale o contrattuale. Quanto al suo recepimento e attuazione, si dispone che “gli Stati membri adottano le misure necessarie per conformarsi alla direttiva entro il 15 novembre 2024”.

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