Tensioni nella maggioranza sul Mes e il fronte del Sì punta alla via parlamentare

Tensioni nella maggioranza sul Mes e il fronte del Sì punta alla via parlamentare

20. 10. 2020 Off Di admin

AGI – Il tavolo politico della maggioranza, da una parte, e gli stati generali del Movimento 5 Stelle dall’altra. Sono queste le due incognite che pesano sul ricorso al Mes. Fonti parlamentari di maggioranza sono concordi nell’indicare il tavolo di maggioranza annunciato dal premier come l’occasione per fare chiarezza all’interno della coalizione di governo.

I timori di Conte

Non prima, però, che il M5s abbia fatto chiarezza al suo interno, aggiungono le stesse fonti. Di qui l’attesa per gli stati generali che, assieme a una nuova governance, dovrebbe restituire ai Cinque Stelle una linea chiara su alcuni temi dirimenti, non ultimo il Mes. Giuseppe Conte sembra preoccupato degli effetti che il ricorso al Mes potrebbe avere sui mercati: “Non ho una mia valutazione”, dice Conte così come riportato nell’ultimo libro di Bruno Vespa: “Oggettivamente, prendo atto che il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha detto che, visto che nessuno prende il Mes, ci sarebbe uno stigma per chi lo chiede. Io non so quantificare questo stigma. Non posso prevedere le reazioni dei mercati finanziari. Reagirebbero bene o male? Il Sure (il fondo europeo per finanziare la cassa integrazione) lo prendono tutti. Il Mes no. Se fossimo i soli a prenderlo, questo farebbe scattare un segnale di attenzione nei confronti dell’Italia”. 

Polemica con Zingaretti

Luigi Di Maio è tornato a parlarne in una intervista e, a domanda diretta, ha ribadito che “il tema non va utilizzato per alimentare polemiche”. Parole prese in prestito da quelle che ieri il premier Conte aveva indirizzato a Nicola Zingaretti, aprendo una polemica che sembrava chiusa in serata, con il plauso di Zingaretti all’annuncio della prossima convocazione del tavolo di maggioranza. Il caso, però, non è del tutto archiviato, come riferiscono fonti parlamentari dem e come sembrano confermare gli interventi di esponenti politici e ministri.

I dubbi di Orlando

Andrea Orlando, ad esempio, non è affatto convinto delle risposte arrivate da Conte. “Non basta dire che abbiamo un piano”, sottolinea il vice segretario Pd, “serve una leva finanziaria”. E questa leva è rappresentata dal Mes, pensato proprio per risollevare le sorti della sanità pubblica. Su questo, chiede Orlando, “va aperta una discussione seria e senza pregiudizi”.

Al tavolo di maggioranza

Una discussione da tenere, oltre che al tavolo della maggioranza, nella sede preposta a questo: il Parlamento. Zingaretti lo ripete in queste ore e, con lui, gli esponenti dem di maggioranza e minoranza. “Il tema del Mes è stato posto, e sarà al centro di un confronto tra le forze politiche di maggioranza. Il Presidente Conte farebbe meglio a non divagare, ma a trovare forme e modi di un esame parlamentare serio ed approfondito”, dice il capogruppo Pd al Senato, Andrea Marcucci. Portare il tema al Parlamento senza una linea condivisa da parte della maggioranza, tuttavia, sarebbe rischioso. Di qui la necessità del tavolo politico interno alla maggioranza e, prima ancora, del chiarimento interno ai grillini con gli Stati generali.

Le parole di Gualtieri

L’instabilità che potrebbe comportare uno scontro interno, infatti, potrebbe neutralizzare i vantaggi riconosciuti allo strumento europeo e che il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, illustra così: “Il Mes costituisce una linea di credito senza condizioni, l’unica è usare queste risorse in ambito sanitario. Il tasso è quasi zero, sono quasi 36 miliardi, non è un fondo perduto. La linea è stata immaginata per un Paese in difficoltà a reperire la cassa per le spese sanitarie. Non è vero che ci sono condizioni, il Mes ti fa risparmiare circa 300 milioni di interessi l’anno in 10 anni. Io sono da sempre favorevole al Mes, tuttavia è bene sapere che non sono 36 miliardi in più per la sanità. L’Italia non è in deficit di liquidità, per l’Italia c’è un vantaggio sugli interessi”.

Pd compatto

Parole che sono state interpretate come un assist al premier. “Non è così”, frena tuttavia il ministro Vincenzo Amendola per il quale parlare come ha fatto il responsabile del Tesoro non “significa essere contro Zingaretti, ma essere per una pianificazione delle linee da strutturare per prossimi mesi. Non c’è contrasto con la linea di Zingaretti”. Intanto, il terzo azionista della maggioranza si muove costituendo un intergruppo parlamentare “Sì Mes”.

L’intergruppo

Matteo Renzi, nella sua Enews, affronta il tema dando appuntamento a inizio novembre, “dopo gli Stati Generali M5s”, per il tavolo di confronto ma, nell’attesa, lancia l’iniziativa aperta a tutti coloro che credono che si debba chiedere di ricorrere al Mes. “Se servono soldi – e servono – dire No al Mes, come fanno da sempre Salvini e Meloni e come domenica ha fatto (sbagliando) anche il Presidente del Consiglio, è un errore politico e un danno per gli italiani”, scrive Renzi.
 

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