“Eurobond? Il problema dell’Italia non è solo la stabilità finanziaria”

“Eurobond? Il problema dell’Italia non è solo la stabilità finanziaria”

10. 04. 2020 Off Di admin

Al tavolo dell’Eurogruppo forse l’Italia “avrebbe potuto ottenere di più” ma si deve partire dalla premessa che “il nostro è un Paese entra estremamente debole in questa avventura, dal punto di vista contrattuale e dal punto di vista dei fondamentali: abbiamo un fardello di debito pubblico” che non ci dà molto margine di trattativa.

Ne è convinto l’economista Luigi Guiso, che va oltre: “La preoccupazione principale di Germania e Olanda non è solo che l’Italia ce la possa fare economicamente a resistere alla crisi – spiega all’AGI – questi Stati non hanno la garanzia che il nostro sia un paese affidabile anche dal punto di vista politico. Nel background di queste trattative c’è questo dubbio: è un problema anche di stabilità politica dell’Italia

Si domanda il docente dell’Einaudi Institute for Economics and Finance di Roma: “Perché allora cedere sugli eurobond? Come fa uno a darti credito quando fino a pochi mesi fa si levavano voci di voler uscire dall’Europa o dall’euro? La credibilità è una cosa che si costruisce nei fatti e nel tempo – ragiona – e l’Italia non l’ha fatto”. Poi c’è il problema “non da poco” del debito: “Se già partivamo col 130% di debito sul Pil, alla fine di questa storia ne avremo il 150 o il 160 per cento – spiega Guiso – saremo un Paese fortemente indebitato e quindi fragile dal punto di vista finanziario”.  

Per l’esperto, “l’unica cosa che può succedere in Europa oggi è che – nella migliore delle ipotesi – si conferisca una dotazione specifica, una emissione di titoli una tantum per finanziare un programma specifico in seno alla Commissione, come sta accadendo con il progetto Sure. Non si tratta di pochi soldi, certo ma più di questo non si fa”.

Se però si guarda avanti, al dopo emergenza, emettere eurobond aiuterebbe invece a ridurre la fragilità finanziaria di Paesi come l’Italia: “Il beneficio che ne trarremmo – spiega – è soprattutto questo: avremmo più facile accesso al mercato e soprattutto pagheremmo poco il debito. Una cosa importante non tanto per oggi, quanto per domani, a pandemia passata. Ma qui torniamo al problema dell’affidabilità politica”. 

Certo, secondo l’analisi di Guiso, il non assumersi l’onere di sostenere l’Italia “non è comunque una politica lungimirante per l’Europa”, visto che se Italia non riuscirà a governare questo processo una volta finita l’emergenza, “le ripercussioni saranno drammatiche per tutti. Incluse Germania e Olanda. La strada più sensata e percorribile da fare sarebbe quella della solidarietà europea”. Ma anche qui l’economista vede i limiti intrinsechi all’Ue: ​”L’Europa non è uno stato federale: manca un’unione politica che avrebbe facilitato la soluzione alla crisi. ​Il problema è che avremmo dovuto costruire un’Europa unita, ma ci siamo fermati. Oggi l’Europa è ‘solo’ un insieme di Paesi legati tra di loro da un vincolo di cooperazione. E si sa – ammette – la cooperazione nei momenti complicati diventa fragile“.

Articoli nella stessa categoria: