Ok del Cdm alla Nadef: Che succede se le cose si mettono male

Ok del Cdm alla Nadef: Che succede se le cose si mettono male

06. 10. 2020 Off Di admin

AGI – Sostenere i lavoratori e i settori produttivi più colpiti dalla pandemia fintantoché perdurerà la crisi da Covid-19, piena valorizzazione delle risorse messe a disposizione dal Next Generation Eu per realizzare un ampio programma di investimenti e riforme di portata e profondità inedite e portare l’economia italiana su un sentiero di crescita sostenuta e equilibrata.

E ancora, un’ampia riforma fiscale che migliori l’equità, l’efficienza e la trasparenza del sistema tributario riducendo anche il carico fiscale sui redditi medi e bassi, coordinandola con l’introduzione di un assegno universale per i figli, assicurare un miglioramento qualitativo della finanza pubblica, spostando risorse verso gli utilizzi più opportuni a garantire un miglioramento del benessere dei cittadini, dell’equità e della produttività dell’economia.

Si possono riassumere così i principali obiettivi della politica di bilancio per il 2021-2023 del governo. È stata infatti aggiornata la Nadef che approda stasera sul tavolo del Consiglio dei ministri. 

Vengono messi così nero su bianco i paletti entro i quali si svilupperà la prossima legge di bilancio. Il governo sta strutturando il suo scenario programmatico sul Pil “alla luce dell’importante novità costituita dal Recovery Plan europeo”.

Il quadro macroeconomico sta prendendo forma e si capisce sin da subito lo stretto rapporto che intercorre quest’anno tra la crescita economica e l’evoluzione della pandemia. Nel caso in cui, infatti, dovesse profilarsi di uno scenario avverso con una recrudescenza dei contagi da Covid-19 le ipotesi di ripresa sarebbero messe in discussione.

I numeri della Nadef

La caduta del Pil è pesante, del 9% nella previsione dell’esecutivo ma comunque migliore di quelle degli istituti internazionali perché, spiega in mattinata il ministro dell’Economia, “è in corso un forte rimbalzo”.

Stando ai numeri della Nadef, infatti, il Prodotto interno lordo dell’Italia nel 2020 dovrebbe registrare un calo del 9% per poi rimbalzare a +6% nel 2021. Nel 2022 il Pil crescerebbe del 3,8% e nel 2023 del 2,5%. Il recupero del Pil ai livelli precedenti al Covid, riferiscono poi fornti del Mef, è previsto nel 2022 sulla base della stima programmatica tenendo conto delle misure che verranno adottate dal governo.

Per quanto riguarda il rapporto debito/Pil, nel 2020, salirà di circa 23,4 punti percentuali su base annua e sarà pari al 158 per cento, superiore di quasi 2,3 punti percentuali a quella indicata nel Programma di Stabilità di aprile nello scenario inclusivo delle nuove politiche.

Con le misure adottate per far fronte all’emergenza, il deficit/Pil schizzerà al 10,8% nel 2020 (dall’1,6% dello scorso anno). 

Con recrudescenza pandemia nel 2020 Pil -10,5%

In un ipotetico scenario più sfavorevole con una recrudescenza dei contagi da Covid-19 in Italia “la previsione annuale di caduta del Pil per il 2020 scenderebbe dal -9,0 per cento del quadro tendenziale a -10,5 per cento. La crescita del Pil nel 2021 si fermerebbe all’1,8 per cento, contro il 5,1 per cento del tendenziale.

Una manovra espansiva per 1,3 punti di Pil

L’impatto della manovra sull’indebitamento netto, valutabile confrontando gli obiettivi con le previsioni del deficit a legislazione vigente, sarà espansivo e pari rispettivamente a 1,3 punti percentuali del Pil nel 2021 e 0,6 punti percentuali del Pil nel 2022.

In manovra pieno utilizzo sovvenzioni recovery

Per finanziare gli interventi nella Legge di bilancio per il 2021 è previsto anche “l’utilizzo delle risorse messe a disposizione dal pacchetto Next generation Eu, tra cui quelle dei fondi React-Eu, Sviluppo Rurale e Recovery and Resilience Facility. Per quest’ultimo si prevede l’utilizzo pieno delle sovvenzioni (grants) messe a disposizione del nostro Paese, e un utilizzo dei prestiti compatibile con il raggiungimento degli obiettivi di bilancio”.

Nel documento si sottolinea che “le sovvenzioni forniscono uno stimolo fiscale ma sono al contempo neutrali dal punto di vista dei saldi di bilancio”.

L’impatto complessivo della manovra sul tasso di crescita del Pil, tenendo conto anche degli interventi che verranno realizzati attraverso l’utilizzo delle risorse del Next Generation Eu, è di 0,9 punti percentuali nel 2021, di 0,8 punti percentuali nel 2022 e di 0,7 punti percentuali nel 2023. E’ la stima contenuta nella bozza della Nota di aggiornamento al Def.

Il solo contributo alla crescita rappresentato dagli interventi che verranno realizzati attraverso l’utilizzo delle risorse del Recovery fund è di 0,3 punti di Pil nel 2021, 0,4 punti nel 2022 per poi aumentare fino a produrre un impatto di 0,8 punti nel 2023. 

Risorse anche da spendig review e cashless antievasione

Le risorse per il finanziamento degli interventi previsti dalla manovra di bilancio per il 2021 saranno assicurate da “la rimodulazione di alcuni fondi di investimento e l’avvio di un programma di revisione e riqualificazione della spesa della Pa; la revisione di alcuni sussidi dannosi dal punto di vista ambientale; incrementi di gettito derivanti dal miglioramento della compliance, correlati anche all’incentivazione all’utilizzo degli strumenti elettronici di pagamento”. 

Taglio tasse con recovery e riforma detrazioni

I fondi del Next generation Eu consentiranno spazi fiscali per far entrare a regime la riforma fiscale con la quale il Governo si è impegnato a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, soprattutto per i redditi medi e medio-bassi. La riforma fiscale si finanzierà strutturalmente con il contrasto all’evasione fiscale e con una riforma del sistema delle detrazioni e dalla tassazione ambientale.

Al fondo per la riforma del fisco gli incassi della lotta all’evasione

Il Governo continuerà a perseguire politiche di contrasto alle frodi e all’evasione fiscale e, in generale, di miglioramento della compliance, che negli ultimi anni hanno conseguito risultati notevoli e superiori alle aspettative”. Si prevede la costituzione di un fondo da alimentare con le entrate effettivamente generate da tale attività, che sarà destinato al finanziamento di interventi di riforma fiscale e alla riduzione del debito pubblico. 

Peso fisco a politiche invariate a 42,5% nel 2020

La pressione fiscale a legislazione vigente, ovvero a politiche invariate, dovrebbe salire di un decimo di punto percentuale nel 2020, al 42,5 per cento. Considerando l’intero periodo, crescerà di circa 0,1 punti percentuali, attestandosi al 42,6 per cento nel 2023. Al netto delle misure riguardanti l’erogazione del beneficio dei 100 euro, la pressione fiscale passerebbe dal 41,8 per cento del 2020 al 41,9 per cento nel 2023.

Dopo crisi obiettivo significativo calo significativo debito

Ipotizzando che la crisi sia gradualmente superata nei prossimi due anni tra gli obiettivi della politica bilancio del governo nel 2021-23 c’è la volontà di “ricondurre l’indebitamento netto della Pa verso livelli compatibili con una continua e significativa riduzione del rapporto debito/Pil. 

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